L’industria della carne può essere sostenibile?

Nuove fonti proteiche, ma i consumatori preferiscono ancora la carne
13 Dicembre 2023
Un nuovo anno denso di novità e iniziative per Ecod
15 Gennaio 2024
Nuove fonti proteiche, ma i consumatori preferiscono ancora la carne
13 Dicembre 2023
Un nuovo anno denso di novità e iniziative per Ecod
15 Gennaio 2024

Giuseppe L. Pastori – Tecnologo Alimentare

“Mangiare carne influisce sull’ambiente, ma le mucche non uccidono il clima” (Frank Mitloehener – professore di Scienze Animali e Specialista della Qualità dell’Aria, UC Davis)

L’agricoltura in senso lato è un’attività economica che è da sempre legata alla produzione di risorse vegetali e animali ai fini alimentari, sia direttamente sia indirettamente (tramite l’industria di trasformazione che a diversi livelli, a partire dagli ingredienti primari, produce alimenti diversamente elaborati, ai fini di una loro migliore conservazione e distribuzione). L’agricoltura ha sempre avuto dalla sua una narrazione positiva, con attività spesso legate a piccole e medie realtà tramandate da una generazione all’altra nella gestione dell’azienda di famiglia, che negli anni e nei passaggi generazionali si è ingrandita e ha anche implementato la qualità della propria produzione. È pur vero però, che quando si è trasformata in attività intensiva, spesso l’agricoltura ha sempre avuto un impatto negativo sull’ambiente per deforestazione, dissodamento dei suoli, forte impiego di fertilizzanti chimici. Proprio per questo, l’allevamento di bestiame (che dell’agricoltura può essere considerato un’attività complementare) è stato ritenuto come uno dei principali responsabili delle emissioni di gas serra che contribuisce alle alterazioni del clima. In ogni caso però l’agricoltura e l’allevamento possono anche essere utilizzati come alleati nella mitigazione del cambiamento climatico, laddove si faccia una gestione sostenibile del suolo, restituendo al terreno il suo contenuto di carbonio, nella forma di tessuti vegetali (radici, parti vegetali non consumate) e organici (letame, residui di colture). Il suolo arricchito di materia organica (proprio tramite l’apporto di compost o di letame), risulta più fertile, meno erodibile, più lavorabile e, soprattutto, in grado di trattenere una maggiore quantità di acqua, riducendo quindi il fabbisogno di irrigazioni. Sebbene agricoltori e allevatori siano ben consapevoli del loro ruolo e siano nella posizione migliore per comprendere le sinergie tra animali e terra, man mano che gli effetti del riscaldamento del suolo sono diventati più pronunciati, si è sempre più radicata la convinzione che l’allevamento animale sia dannoso per l’ambiente e che solo abbandonando il consumo di carne e latte (con salumi e latticini) è possibile salvare il pianeta, combattendo il cambiamento climatico, arrestando la deforestazione e la distruzione della fauna selvatica o preservando le risorse idriche (vedi box). Una tesi, questa, sostenuta sia da attivisti particolarmente fanatici che da investitori di proteine alternative. All’origine delle attività che demonizzano l’industria della carne si ritrovano i calcoli sulle emissioni presentati in alcune pubblicazioni della FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’agricoltura. La prima pubblicazione che ha trattato il tema delle emissioni è stata “Livestock’s long shadow” [1], che risale al 2006. Tale rapporto stimava inizialmente che le emissioni di gas serra prodotte dall’industria della carne e dagli allevamenti fossero maggiori di quelle dell’intero settore dei trasporti. […]

L’articolo completo su Ingegneria Alimentare Le Carni – Novembre-Dicembre 2023, clicca QUI per leggere online le pubblicazioni di ECOD